domenica 25 settembre 2016

La terza delle Terze

E così, dopo l'abbuffata di Giulie di questa estate (Montasio, Nabois Grande, Cime Castrein, Canin, Jof Fuart e Vetta Bella), è finalmente giunta l'ora di tornare alle vecchie amate Carniche. Si riparte da Sappada, dal gruppo delle Terze, da queste tre cime che chiudono ad ovest la piana di Sappada. La bellissima Terza Grande è già stata salita qualche anno fa; le altre due rappresentano un'incognita, due nuove mete che varie volte ho già sognato e osservato da lontano. Terza Media o Terza Piccola? Decido per quest'ultima, sulla carta più semplice anche se sicuramente non è una meta da sottovalutare. Partirò per l'ennesima solitaria, quest'anno va così e per certi versi non mi dispiace nemmeno tanto. E' un modo per conoscermi meglio, per pensare di più e per godermi il silenzio e i suoni della natura. Sveglia presto ma non troppo, le temperature di buon mattino sono piuttosto basse per cui mi sarà sufficiente iniziare l'escursione verso le 9. Partenza da casa quindi alle 7:40 e sveglia alle 6:50. Il tragitto in auto scorre veloce e senza problemi, arrivo a Sappada in perfetto orario. Mi fermo a fare il pieno d'acqua alla fontana del paese, poi scendo verso il Piave e parcheggio prima del ponte. Indossati gli scarponi inizio questa nuova avventura. Attraverso il ponte e trovo subito il bivio che mi fa abbandonare la strada sterrata per entrare nel bosco. Qui mi perdo quasi subito, le tracce di cercatori di funghi sono un po' ovunque e il sentiero non è segnalato benissimo. Fatto sta che tenendomi troppo a sinistra mi allontano dalla sterrata che mi deve portare verso il lato nord della mia meta per imboccare il canale che risale alla forcella della Terza Piccola. Un po' di ravanamento nel bosco e ritrovo il mio sentiero, oramai tornato strada sterrata. Seguo la carrabile fino ad un bivio che riprenderò solo al ritorno. Al bivio infatti mi tengo a destra, lasciando a sinistra la strada per Casera Tamer di dentro e Passo della Digola. Questo tratto è un po' monotono e noioso in tutta sincerità... Tuttavia tra un pensiero e l'altro il tempo passa velocemente e mi ritrovo dove la strada si interrompe per lasciarmi continuare sul sentiero CAI 311 verso le pendici settentrionali della Terza Piccola. Il traverso non presenta grosse pendenze e difficoltà. Arrivo però ad un punto dove una traccia di sentiero si diparte sulla sinistra salendo ripidamente per gradini artificiali. So che il sentiero prosegue in leggera salita a destra ma voglio dare un'occhiata a questa deviazione che sembrerebbe tutt'altro che abbandonata. Salgo per 5 minuti circa e mi trovo all'imbocco di un canalino umido e con roccia di scarsa qualità. Risalgo questo canalino per metà della sua lunghezza, vedo l'uscita a pochi passi da me ma desisto dallo spingermi oltre e ritorno sui miei passi. Mi sono fatto l'idea che il sentiero in questione possa portare sulle cime ad est della mia meta e probabilmente più su  potrebbe portare anche fino alla forcella della Terza Piccola. Tuttavia la roccia bagnata, l'incognita sul proseguo della traccia e il fatto di essere solo mi convincono che è meglio non cercare avventure e rimanere coerente al piano originale. Ridiscendo al bivio e proseguo sul sentiero 311. Dopo una ventina di minuti, dopo aver superato una larga cengia sovrastata da un'aggettante parete che crea un vero e proprio tetto, arrivo ad un bivio dove chiaramente capisco che è giunta l'ora di salire in direzione sud verso la già visibile forcella a est della cima. Qui la salita diventa piuttosto faticosa, la forcella sembra avvicinarsi in continuazione ma pare di non arrivare mai. Nell'ultimo tratto infatti mi fermo almeno quattro volte per bere e recuperare le forze. Alla fine raggiungo la sella, sono piuttosto provato da questo strappo ma la vista che si apre una volta giunti qui è a dir poco meravigliosa. Una tozza torre sul versante meridionale a pochi metri da me, il passo della Digola laggiù in basso, la Terza Media dall'altro lato del passo e la Terza Grande che slanciata si staglia sullo sfondo... E' proprio un quadro di bellezza unica che non esito ad immortalare con la mia micro 4/3. Mi fermo in tutto per una decina di minuti, il tempo necessario per riprendere le forze e poter affrontare la parte finale, nonché più impegnativa, della salita. Sulla destra infatti, verso ovest, parte un'esile traccia che con alcuni scoloriti bolli rossi porta alla cima in circa mezz'ora. Il tempo ci vuole tutto, da qui in poi la prima parte del sentiero si svolge all'interno di canalini con roccia marcia e coperti di ghiaino. Bisogna stare molto attenti a dove mettere le mani e i piedi, una scivolata probabilmente non risulterebbe fatale ma con la roccia ovunque tagliente ed affilata le escoriazioni sarebbero inevitabili sebbene fortunatamente l'esposizione è quasi sempre assente svolgendosi il percorso prevalentemente sul fondo del canale.  Per chi ha un po' di dimestichezza con questo tipo di terreni non ci sono grossi problemi, basta proseguire con la dovuta calma e attenzione immaginando di essere leggeri come piume... Più facile a dirsi che a farsi! Superati i primi due canalini, il secondo lungo almeno una cinquantina di metri, si arriva al punto cruciale della salita: una paretina alta circa 5 metri che supera sulla sinistra un canale con un masso incastrato all'uscita dello stesso. Le notizie buone qui sono almeno due. La prima è che la roccia è decisamente migliore, la parete è di circa II grado ma gli appigli sono solidi e numerosi; la seconda  è che qualcuno ha lasciato in loco un cordino, apparentemente affidabile, che in caso di bisogno o roccia bagnata fornisce un supporto psicologico e pratico importante. Personalmente non ho usato il cordino né in salita né in discesa. Suppongo che chi arriva fino qui sia in grado di proseguire anche senza aiuti artificiali poiché poco dopo si deve superare la così detta "Lama", un'esile crestina che permette di raggiungere i ripidi prati sommitali che, sebbene non superi tecnicamente il primo grado, richiede passo fermo e sicuro e una certa esperienza in montagna. Sui prati terminali infine si sale a vista fino a raggiungere la croce di vetta, in legno, semplice e spartana come una cima così selvaggia merita. A pochi metri dalla croce si può trovare anche una piccola scultura, davvero di ottima fattura, raffigurante un Cristo che porta la croce. Il punto forte però è il panorama, vasto e semplicemente magnifico. Verso sud le altre Terze colpiscono l'attenzione, la Media per la sua forma ardita e la Grande la sue prominenza rispetto alle cime circostanti. Più ad est il gruppo del Clap Grande, Torre Sappada e Creton di Culzei, davanti a loro il piccolo Hoberdeirer. Più ad est ancora il gruppo del Siera, dietro di loro la Creta Forata e in fondo il Cimon e il Pleros. Infine il Coglians con la solita nuvola attorno alla cima, e a nord il Peralba sul quale il meteo sembra migliore. Oltreconfine sui Tauri si vede che la neve è già tornata ad imbiancare le cime più alte. Neve che si nota anche sui colossi dolomitici ad ovest, dove si distinguono benissimo l'Antelao, con la sua forma a piramide gigante, Il Sorapiss con la sua inconfondibile sagoma a schiena di dromedario, le Tofane, anch'esse sfoggianti un bel manto nevoso sul lato nord. Poi il Cristallo, la cima della Croda dei Toni, Cima Undici e infine la Croda Rossa di Sesto a chiudere la rassegna. Rimarrei qui ore a guardarli, a fotografarli, a respirare l'aria che respirano loro. Deposito lo zaino, cambio la maglietta e stendo ad asciugare al sole quella appena tolta. Mi disseto con il solito mix di acqua, sali minerali e succo di sambuco. Mangio infine una succosa pera e mi concedo come dolce una ghiotta barretta di Ovomaltina. Poi mi metto a fotografare quel Cristo in miniatura, è fatto davvero bene. Mi distendo e mi godo un altro quarto d'ora di pace. In tutto rimango in cima quasi un'ora, leggo il libro di vetta e come raramente accade questa volta ci metto anche la mia firma. Leggo le firme precedenti, noto che sono sempre gli stessi a salire quassù: un tal signor Celio o Lelio sale qui spesso, a volte anche diverse volte in un mese. Poi altri nomi conosciuti tramite la rete, blog e forum, un gruppo di Milano che si firma con un disegnetto simpatico di un cagnolone... Poi ripongo il libro al suo posto e mi preparo a scendere. Raccolto lo zaino noto che gli sbiaditi bolli rossi non si fermano in cima ma proseguono sulla cresta in direzione sud-ovest. Li seguo per un po', pare che si portino lungo la cresta opposta... Come per l'altra deviazione mi impongo di soffocare la mia curiosità e torno sui miei passi. Scendo il pendio erboso, arrivo ad un punto esposto dove non riconosco l'attacco della "lama"... Mi sposto infatti più a ovest e trovo la crestina con il bollo rosso che mi fa capire dove inizia la discesa. Ridiscendo la lama, disarrampico lungo la breve paretina e, con la stessa attenzione prestata nella salita, scendo il canalino marcio fino a riportarmi alla forcella. Qui sento per la prima volta oggi altre voci umane... Una comitiva di signori e signore con bambini al seguito sta salendo lungo la via salita da me; capisco dalle voci che stanno discutendo circa la correttezza del sentiero e sulla direzione in cui proseguire. Una signora mi nota in forcella, la sento subito dialogare con gli altri "Chiediamo a quel signore lassù che forse sa..." "Sono al telefono con tizio, dice che il sentiero è ripido!" replica un altro. Capisco che forse è meglio che mi fermi 10 minuti ad aspettarli per capire se hanno bisogno di un aiuto per l'orientamento. Arriva alla forcella per prima una signora, la saluto e lei ricambia. "Avete bisogno d'aiuto per caso? Vi sentivo discutere sul sentiero...". Lei replica "Ma lei da dove arriva?" "Dalla cima della Terza Piccola, qui sopra." "Ahhh... siamo sulla Terza Piccola quindi... Noi a dire il vero cercavamo una baita..." "Qui non ci sono baite signora! forse volevate andare sull'altro versante della montagna, verso il passo della Digola...". "Credo di si, ma ci siamo persi e siamo saliti qui". "Direi che potete sentirvi soddisfatti della meta raggiunta! Questo è un punto che può ben considerarsi una meta, specie in presenza di bambini. Vi sconsiglio caldamente di proseguire verso la cima, e vi sconsiglio anche di scendere per il canale sud che mi sto apprestando a scendere e che a prima vista mi sembra piuttosto delicato. Penso che dovreste scendere per lo stesso sentiero dal quale siete saliti". La signora annuisce, nel frattempo una bambina un po' in difficoltà la chiama dicendo che il sentiero è scivoloso. Non aspetto l'arrivo degli altri, riparto per la discesa verso il passo della Digola che si svolgerà nel tratto iniziale su terreno un po' instabile che richiede buon equilibrio e buone gambe. Poco sotto la sella sento le voci di quelli sopra che si sono ricongiunti e un signore che dice "Beh ormai manca poco per la cima..". Penso tra me e me "Ok, ho parlato per niente..." Non so se siano proseguiti verso la cima, credo però che in quel caso dopo pochi minuti si sarebbero resi conto subito che non era il caso di continuare con i bambini. Scendo veloce, dopo i primi 10-15 minuti il terreno si fa più semplice sebbene rimanga sempre piuttosto ripido. E comunque sempre ben segnalato, a parte nel tratto finale poco sopra il passo della Digola dove si deve scendere a destra del prato. Dal passo della Digola il panorama si fa di nuovo aperto, tornano a vedersi le dolomiti verso ovest e dal basso il gruppo del Clap e le due Terze sono ancora più imponenti. Scatto le ultime foto, poi mi rimane circa un'ora di camminata sulla solita noiosa sterrata. Non mi lamento però, l'uscita è stata superba, il clima ottimo e la cima è una di quelle cime che ti rimangono dentro per un bel po'. Arrivo alla macchina dopo circa due ore, ho registrato la traccia gps del solo rientro causa scarsa batteria sul dispositivo mobile.

Dislivello di salita 1200 m, 3 ore per la salita e 2 per la discesa. Più semplice e su terreno migliore la salita da nord alla forcella della Terza Piccola rispetto a quella da sud dal passo della Digola che si svolge su terreno instabile nell'ultima parte. Tratto finale prima su terreno insidioso, poi con un passaggio breve di II grado non esposto (con eventuale cordino a supporto) e infine con primo grado esposto in cresta.

Traccia della discesa gpx

























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